BERLUSCONI, REGIONALI: SE VINCIAMO IN VENETO, LIGURIA E CAMPANIA, A CASA RENZI

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Silvio Berlusconi nel corso del suo
tour elettorale (prima in Veneto e poi di nuovo in Liguria a
sostenere Toti) alza il tiro: “Se vinciamo in tre
regioni, Veneto, Liguria e Campania – avverte – Renzi deve
dimettersi”. Una convinzione ribadita qualche ora più tardi
nella conferenza stampa a Genova: “Sento che ci saranno delle
sorprese – azzarda – lo dico in modo istintivo anche sulla base
di certi sondaggi”. Lo schema che ha in mente il leader azzurro
è quello che portò nel 2000 alle dimissioni di Massimo D’Alema:
“Non fummo noi a chiederle – ricorda – ma una parte dei suoi ad
imporgliele”.
Il fatto che la situazione sia incerta in Liguria così come
in Campania, alla luce anche della bufera sui cosiddetti
‘imprensentabili’ e sulle incognite legate al caso De Luca,
riaccende qualche speranza tra gli azzurri rispetto alle
previsioni fatte all’inizio della campagna elettorale. Ed ecco
perchè il leader azzurro ha deciso di dedicare gli ultimi giorni
a disposizione in un vero e proprio rush mediatico. Tra le
ipotesi discusse ieri in un summit con i fedelissimi c’era anche
l’idea di fare un blitz a Napoli venerdì sera per chiudere la
campagna elettorale di Stefano Caldoro. Strada però
difficilmente percorribile visti gli appuntamenti televisivi ed
il silenzio elettorale che scatta dalla mezzanotte di venerdì.
Domani mattina Berlusconi sarà a Radio Anch’io mentre la sera
negli studi di Virus in un vera e propria staffetta con Matteo
Renzi. L’idea iniziale di fare un confronto tv tra i due,
entrambi ospiti del programma, non sarebbe andata in porto a
causa (pare) delle resistenze da parte del leader azzurro.
Venerdì invece oltre alle interviste ai telegiornali, l’ex capo
del governo dovrebbe essere ospite di Pomeriggio Cinque e poi la
sera non è esclusa un’intervista a Bersaglio mobile.
Un impegno continuo insomma che ha come obiettivo quello di
evitare il tracollo di Forza Italia e porre un freno all’Opa che
Matteo Salvini lancerà sul centrodestra una volta finita la
tornata elettorale. Già perchè il progetto della riunificazione
dei moderati a cui mira l’ex premier in veste di regista
dell’operazione, continua a convincere poco il segretario della
Lega: “Non voglio fare minestroni, pasticciacci”, è la replica
di Salvini che continua a mettere paletti al progetto di una
riunificazione come la intende Berlusconi. Per il leader dei
Lumbard infatti prima di parlare delle alleanze vanno esaminati
i progetti: “Io – avverte – non faccio accordi con Tizio e
Caio”. Indisponibili ad ‘una scalata’ da parte del Cavaliere
sono poi gli ex compagni di partito di Area Popolare. A mettere
le cose in chiaro ci pensa il coordinatore del partito Gaetano
Quagliariello: “Il cantiere nel quale tutti noi con fatica
lavoriamo è aperto e inclusivo, ma Berlusconi prenda atto che il
tempo delle Opa è finito

Gaetano Milone

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